Russian President Vladimir Putin (L) and Chinese President Xi Jinping arrive to pose for a photograph during their meeting in Beijing, on February 4, 2022. (Photo by Alexei Druzhinin / Sputnik / AFP) (Photo by ALEXEI DRUZHININ/Sputnik/AFP via Getty Images)

Golden power, ancora stop alle acquisizioni di Russia e Cina

Nelle ultime settimane il Governo Draghi ha fatto ampio uso del Golden power per bloccare alcune operazioni sospette. Sono stati cioè attivati quei poteri speciali – recentemente ampliati –  che consentono di impedire (o sottoporre a condizioni) determinate operazioni societarie rilevanti per l’interesse nazionale.

Il primo stop alla Russia

Lo scorso 1° giugno il Presidente del consiglio ha fermato l’acquisizione del 99,41% di Faber Industrie Spa da parte di Rusatom GasTech LLC. Faber è una azienda friulana nata nel 1972 e leader mondiale nella produzione di bombole, sistemi per lo stoccaggio di gas ad alta pressione per l’energia pulita, settore industriale e medicale. Rosatom è il gigante di Stato russo dell’energia elettrica e industria nucleare (civile e militare), al gruppo appartengono oltre 350 controllate e 290.000 dipendenti. Il 1° marzo 2022 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sull’invasione russa dell’Ucraina in cui invita gli Stati membri a “a porre fine a qualsiasi collaborazione con la Russia nel settore nucleare, in particolare la cooperazione con Rosatom e le sue controllate”[1]. Lo stop ai russi – che avevano offerto un corrispettivo di 150 milioni di euro – non dovrebbe comunque intaccare il destino dell’azienda. Manifestazioni di interesse sarebbero già state presentate dal fondo francese Tikehau e da quello italiano Clessidra.
Perché è importante? E’ la prima volta che il Governo italiano esercita i poteri speciali nei confronti di una azienda russa ed è la prima volta che viene colpito il settore dell’idrogeno. La misura deve chiaramente essere letta nell’ambito della guerra ucraina ma è verosimile ritenere che l’operazione sarebbe stata ugualmente bloccata, visto il regime di sanzioni già in vigore dall’annessione della Crimea da parte russa (2014).

Veto sul trasferimento tecnologico alla Cina

Qualche giorno più tardi il Governo ha posto il veto sul trasferimento di tecnologia dell’italiana Robox alla cinese Efort Intelligent Equipment. Robox è una piccola azienda piemontese (circa 40 dipendenti e 7,5 mln di ricavi nel 2021) che progetta e produce apparecchiature elettroniche, linguaggi di programmazione, ambienti di sviluppo per la robotica, per il controllo numerico delle macchine utensili, in generale per il controllo del movimento. L’accordo avrebbe consentito all’azienda della Repubblica Popolare di aumentare la sua quota di partecipazione dal 40% al 49% e di poter utilizzare alcuni codici sorgente di Robox. Efort vanta già una presenza significativa nell’industria automotive italiana, con partecipazioni in CMA Robotics Spa, WFC Holding Spa (fornitore del gruppo Stellantis) e Evolut Spa. L’azienda cinese è inoltre coinvolta nel progetto della Nuova Via della Seta, vanta legami col Partito comunista cinese e collabora con il Ministero dell’industria e della tecnologia dell’informazione.
Perché è importante? L’intervento del Governo su un’azienda di ridotte dimensioni dimostra quanto sia alto il livello di attenzione sul rischio derivante dalla cessione di tecnologia considerata strategica. La reazione del management – apparentemente sorpreso dell’opposizione governativa – dimostra la scarsa comprensione delle dinamiche geopolitiche di parte della classe imprenditoriale. Si tratta di un problema su cui già nel 2019 aveva lanciato l’allarme Bruno Valensise, alto dirigente della nostra Intelligence. Per Valensise è necessario che le istituzioni ed il mondo produttivo dialoghino per sviluppare una cultura della protezione, nella consapevolezza che gli interessi strategici nazionali in realtà tendono a coincidere con quelli economici di lungo periodo[2].

La minaccia cinese

Sono proprio le operazioni provenienti dalla Cina a destare maggiore preoccupazione nell’esecutivo, che non esita ad intervenire. Il caso più noto è sicuramente l’annullamento a marzo 2022 della vendita (avvenuta nel 2018) di Alpi Aviation (produzione droni, anche a fini militari) a due società governative cinesi. Del caso si è occupata la Guardia di finanza che ha contestato sia la violazione della legge 185/1990 (export di armamenti) sia la mancata notifica prevista dalla normativa sul Golden power. Il Consiglio dei ministri ha pertanto annullato le vendite e imposto alla società di ripristinare la base sociale antecedente l’operazione, una sanzione che non ha mancato di irritare la stampa cinese[3]. Sono da menzionare anche lo stop all’acquisizione di Verisem (sementi) da parte di una società svizzera controllata dal gruppo cinese ChemChina (prima applicazione del Golden power in ambito agroalimentare) e quello all’acquisizione di Lpe (semiconduttori) da parte della Shenzen Invenland Holdings. Quest’ultimo intervento è stato difeso direttamente da Draghi, secondo cui “la Golden power è uno strumento del governo per evitare la cessione di asset strategici a potenze straniere, va usato. Quello sui semiconduttori è stato un uso di buon senso in questa situazione. È un settore strategico, ce ne sono altri”. Vedremo quali.

Prescrizioni

Il Consiglio dei ministri dello scorso 21 luglio, oltre a prendere atto delle dimissioni del Presidente del consiglio e deliberare la proposta di convocare le elezioni per il 25 settembre, ha avallato l’esercizio dei poteri speciali per tre diverse operazioni. Nel primo caso sono state imposte prescrizioni al gruppo giapponese Advantest per l’acquisizione della torinese Crea – Collaudi Elettronici Automatizzati S.r.l, operante nel campo dei semiconduttori. Alcune prescrizioni sono state imposte anche alla società lussemburghese Impulse I S.à.r.l. che ha (indirettamente) acquisito da TIM una partecipazione in Infrastrutture Wireless Italiane-INWIT S.p.a. In entrambi i casi il contenuto delle prescrizioni non è ancora stato reso noto. Le prescrizioni mirano solitamente a tutelare il know-how, i livelli produttivi e occupazionali, garantire la continuità aziendale. Si ottiene così il risultato di consentire operazioni societarie che avrebbero altrimenti potuto essere soggette al veto. Prescrizioni sono state imposte anche a Linkem S.p.a in relazione al Piano annuale 2022-2023 degli acquisti di beni e servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione e alla gestione dei servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G. Da marzo di quest’anno gli operatori tlc sono obbligati a presentare un piano annuale degli acquisti di tecnologie 5G e cloud. La società che procede agli acquisiti senza che il piano sia stato approvato subisce una sanzione pari al 3% del fatturato. L’obbligo di piano annuale fornisce all’Amministrazione il quadro completo della tecnologia in uso in Italia e consente – indirettamente – di esercitare un’azione di soft power per scoraggiare l’acquisto di tecnologia cinese.


[1] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:C:2022:125:FULL&from=HU

[2] Valensise B., Discussion paper, in Golden Power numero speciale di “Gnosis – Rivista italiana di Intelligence”, 2019, p. 113

[3] https://twitter.com/chenweihua/status/1460644983619428356

Ti potrebbero interessare