Amministrazione governativa per le imprese strategiche ed intervento di Cassa depositi e prestiti e Invitalia per assicurarne l’operatività. Si completa così un’altra casella nella disciplina del Golden power, i poteri speciali del governo per salvaguardare gli asset strategici di interesse nazionale (difesa, sicurezza, trasporti, 5g, sanità, sicurezza alimentare, credito e assicurazioni, energia, ecc.) da possibili acquisizioni ostili.
Il decreto
La conversione in legge del decreto 187/2022 “misure urgenti a tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi strategici” è stata approvata in Senato, a larga maggioranza (75 favorevoli, 60 astenuti e 4 contrari). Il decreto, adesso al vaglio della Camera, concretizza l’intento del governo di affiancare al Golden power uno strumento che garantisca le imprese da possibili (funeste) conseguenze economiche, produttive, sociali. In audizione davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato, il Ministro delle Imprese (si badi, non per le) e del made in Italy, Adolfo Urso, ha difeso la misura ricordando che già da presidente del Copasir (il Comitato di vigilanza sull’operato dell’intelligence) avesse chiesto di affiancare alla difesa della sicurezza nazionale la tutela delle industrie colpite dai poteri speciali.
Il ruolo di CDP e Invitalia
Le aziende sottoposte a Golden power avranno accesso preferenziale ai fondi di Cassa depositi e prestiti (patrimonio destinato), Invitalia (fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione delle attività) e del Ministero (contratti di sviluppo e accordi per l’innovazione). Il Patrimonio destinato (o Patrimonio Rilancio) è lo strumento istituito nel 2021 dal decreto Rilancio per sostenere la capitalizzazione delle grandi imprese italiane, la sua gestione è affidata a CDP ed opera attraverso il Fondo nazionale strategico (FNS) e il Fondo nazionale ristrutturazioni imprese (FNRI) che intervengono con coinvestimenti privati del 30-50%.
Amministrazione temporanea per le aziende strategiche
Inoltre, alle imprese che gestiscono infrastrutture di rilevanza strategica per l’interesse nazionale nel settore della raffinazione degli idrocarburi, il decreto impone di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e la continuità produttiva. Affinché siano attivate misure di sostegno, le società dovranno comunicare eventuali rischi al Ministero delle imprese (MIMIT), entro il 31 dicembre 2023. In caso di rischio imminente, potrà essere disposta l’amministrazione temporanea (fino a 24 mesi). In questo caso, il commissario governativo che subentra nella gestione, sostituendo gli organi di amministrazione e controllo, potrà anche avvalersi di società a partecipazione pubblica. Se il pregiudizio all’interesse nazionale fosse imminente, l’amministrazione temporanea potrà essere disposta con un semplice decreto del MIMIT e senza alcuna richiesta da parte dell’azienda. I costi della gestione temporanea resteranno a carico dell’impresa ed eventuali utili non potranno essere distribuiti fino al ripristino della gestione ordinaria.
Lukoil si sbarazza di Isab…
Non bisogna correre troppo con la fantasia per capire che il decreto sia stato pensato per la raffineria Isab di Priolo. La Isab è una delle più grandi raffinerie presenti in Europa, con oltre mille dipendenti è responsabile di circa il 20% dei prodotti raffinati consumati in Italia. La proprietà svizzera (Litasco) fa capo al gruppo russo Lukoil e la Isab, pur non essendo direttamente colpita dalle sanzioni europee, è dal 5 dicembre impossibilitata ad importare il greggio russo (quello sì, colpito da sanzioni). Le banche hanno poi negato ad Isab il credito necessario ad acquistare petrolio di provenienza diversa (nonostante una comfort letter del Governo italiano). Nei piani dell’esecutivo, Isab sarebbe perciò dovuta essere commissariata ai sensi del nuovo decreto legge, estromettendo la gestione russa e sostituendola con un commissario (probabilmente affiancato da Eni) incaricato di trovare un compratore terzo. Una situazione da cui gli pure i russi avrebbero perso molto, ecco perché la stessa Lukoil si è attivata alla ricerca di un compratore (poi trovato in Goi Energy, del fondo cipriota Argus). Nel successivo incontro al MIMIT, Goi ha presentato il suo piano industriale e si è detta disponibile a rispettare gli impegni che verranno prescritti dal Comitato Golden power con riferimento alla salvaguardia dei livelli occupazionali e produttivi ed alla tutela ambientale,
… e AgCom farà la guerra alla fibra ottica cinese
In sede di conversione del decreto, è stato anche approvato un emendamento che qualifica come di “interesse nazionale” la realizzazione della rete a banda larga e ultra larga. Per questo, l’art. 2-bis incarica l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom) di individuare le “caratteristiche tecniche” e gli “standard cui devono attenersi gli aggiudicatari dei bandi per la realizzazione dell’infrastruttura di rete”. Lo scopo è favorire l’utilizzo di cavi made in Italy e contrastare il crescente ricorso all’importazione di materiale cinese e indiano. Una richiesta in questo senso era stata avanzata direttamente da Prysmian – ex Pirelli e leader mondiale nella produzione e posa cavi – che denuncia da tempo il dumping cinese. Laddove il Golden power non può arrivare (a differenza di quanto fatto con il 5G), interverranno le Autorità indipendenti.
Perché è importante?
La nuova disciplina affianca per la prima volta uno strumento di politica industriale al golden power. Lo Stato (stratega) che blocca un investimento estero sgradito, può oggi sottrarre la gestione dell’azienda alla proprietà ed infine affidarla ad una sua società partecipata (espressione dello Stato imprenditore). Va detto che, ad oggi, lo strumento di sostegno e amministrazione governativa delle imprese è certo limitato (al settore della raffinazione di idrocarburi), ben circoscritto (2 anni al massimo) e gli obblighi informativi hanno carattere temporaneo (fino al 31 dicembre 2023). Eppure, la passata evoluzione della disciplina sul Golden power – prima limitata ai soli settori di difesa e poi progressivamente allargata fino a ricomprendere anche i fertilizzanti agricoli – ci insegna che raramente si è tornati indietro sulle misure emergenziali. Anzi, la tendenza del legislatore è sempre stata quella di allargare le maglie e dilatare i tempi. D’altronde, ricorda Urso, “oggi siamo in un’epoca di deglobalizzazione, di rinascita degli imperi continentali” e quest’epoca “necessita uno Stato stratega, non uno stato ideologico, né mercatista, né dirigista, ma stratega”. Nel tempo del capitalismo politico dunque, anche l’Italia inizia a scoprire e sue carte…