La presidenza del Consiglio europeo
Nuovo anno, nuova presidenza: è scattato alla mezzanotte del primo gennaio, infatti, il primo mandato francese per la presidenza del Consiglio europeo, che durerà fino a giugno di quest’anno. Tuttavia la notizia è stata accolta in modo abbastanza eclettico, dai francesi in primis (non tutti), che hanno trovato in una bandiera un simbolo di ribellione, proprio come ai tempi della rivoluzione.
I pirati le usavano per scambiarsi messaggi tra marinai: bandiera bianca per la resa, rossa che non si sarebbe risparmiato nessuno sulla nave avversaria e così via. Di bandiere ce ne sono tante, oggi più che mai, e sono proprio loro ad essere protagoniste di una curiosa vicenda che ha scisso in due il cuore dei francesi. Questi ultimi, si sa, sono particolarmente affezionati al tricolore al loro tricolore, immortalato anche nei luoghi di cultura e d’interesse sparsi per tutta la Francia.
Uno di questi luoghi prescelti non poteva non essere l’Arc de triomphe de l’Étoile: un monumento che, indubbiamente, ha fatto la storia. In particolari occasioni è stato collocato sotto l’arco il tricolore francese. Lo scorso 31 dicembre, però , per celebrare l’inizio della presidenza francese del primo semestre francese del primo semestre del nuovo anno è stata esposta la bandiera dell’UE.
La cosa non è andata giù a molti francesi, in particolare all’estrema destra, che ha subito espresso il proprio disappunto a riguardo, già scontenta di questo nuovo ruolo a livello europeo che il paese si è trovato a sostenere, con gli occhi di Europa e non, pronti a scrutarne ogni mossa. Di fatto, in pieno spirito francese, la bandiera è stata rapidamente rimossa a causa del forte dissenso riscontrato. Non sono mancate le esultanze di Marine Le Pen, volto dell’estrema destra francese, che ha definito l’accaduto come un vittoria patriottica.
Non è bastata a brevissima durata della collocazione della bandiera europea, né il fatto che più monumenti, come la Tour Eiffel, fossero stati illuminati di blu per la nuova presidenza francese: pare che a una fetta di popolazione non sia andata proprio andata giù. La circostanza ha suscitato parecchie perplessità da entrambe le parti: sicuramente non deve far piacere, al resto dell’Europa, che il paese della presidenza del Consiglio europeo, in gran parte non sia molto contento di “presidenziare”, e nemmeno a quest’ultimo di dover fare da “baby sitter” a tutti gli altri.
Tutto ciò sembra non disturbare Macron che, invece, pare non veda l’ora di mettersi all’opera, considerato che ad aprile 2022
i francesi saranno chiamati a votare per le elezioni presidenziali nazionali. Certo non sono mancate le polemiche interne da parte degli avversari politici, che vedono in questa presidenza europea un mezzo di propaganda per una futura presidenza nazionale di un Macron-bis, nonostante l’attuale presidente non abbia ancora ufficializzato la sua nuova candidatura.
Cos’è il Consiglio europeo?
Il Consiglio dell’Unione europea è l’organo che detiene assieme al Parlamento europeo il potere legislativo dell’Unione europea. In Consiglio sono rappresentati i 27 governi degli stati membri dell’UE che hanno il compito di negoziare e adottare la nuova legislazione dell’Unione europea su un piano di sostanziale parità con il Parlamento europeo, di discutere e di votare il bilancio, di firmare accordi con paesi e istituzioni, di occuparsi della politica estera e della sicurezza.
Il Consiglio è unico, ma si riunisce in diverse formazioni a seconda dell’argomento su cui è chiamato a discutere (ambiente, economia, finanza, ecc..). La presidenza ha due compiti principali: pianificare e presiedere le sessioni del Consiglio e le diverse altre riunioni (preparatorie, informali e vertici) e rappresentare il Consiglio nelle relazioni con le altre istituzioni dell’Unione e in particolare con la Commissione e il Parlamento europeo.
“RELANCE, PUISSANCE, APPARTENENCE”
“RELANCE, PUISSANCE, APPARTENENCE” con questo motto, la Francia si è posta come obiettivi principali per la sua presidenza l’istituzione di salari minimi in tutta l’Unione, la regolamentazione del digitale e la transizione digitale.
Per quanto riguarda l’istituzione dei salari minimi il presidente francese Macron nel discorso di presentazione si è mostrato fiducioso per introdurre un salario minimo decoroso in Europa. Al tempo stesso, Parigi vorrebbe rendere l’Europa una potenza digitale, capace di attirare investimenti, attuando l’accordo siglato nel G20 per imporre una tassa minima sui guadagni, pari al 15 percento, per limitare il fenomeno delle elusioni fiscali da parte delle multinazionali.
La Francia vorrebbe poi far adottare i regolamenti DSA e DMA, che impongono misure per favorire la concorrenza nel settore digitale: il Digital Market Act (DMA), ha spiegato il presidente francese, “mira a impedire ai giganti digitali di diventare monopoli senza regole e di uccidere lo spirito di innovazione che ha permesso loro di emergere”. La seconda misura è la legge per i servizi digitali (DSA): “Stabilirà un sistema di responsabilità per le grandi piattaforme per i prodotti che vendono e, sopratutto, per i contenuti che distribuiscono.”
Infine, per quel che riguarda i cambiamenti climatici, Macron ha intenzione di spingere per l’entrata in vigore del “carbon adjustment meccanism”, la tassa sulle importazioni inquinanti per proteggere le aziende europee dalle concorrenti con sedi in quei paesi in cui le norme ambientali sono meno rigide e per evitare che le stesse aziende europee spostino la produzione all’estero per eludere le norme ambientali.
Insomma, nonostante la polemica sia già esplosa, la Francia ha i riflettori puntati su di se e un programma ambizioso. Toccherà guardare con attenzione alle decisioni e ai movimenti di quella che rimane una delle più grandi potenze geopolitiche del Vecchio Continente.