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Musk, Twitter e la democrazia

L’UE prova a limitare le velleità del CEO

“Assolutista della libertà di parola”, così si è autodefinito Elon Musk. L’uomo più ricco del mondo, che ha appena acquisito il controllo di Twitter, in nome proprio della libertà di parola, è ormai uno dei simboli del nostro secolo. Musk è il simbolo più fulgido di neoliberismo: l’imprenditore che fa di una delle cause fondamentali della nostra epoca, quella del riscaldamento globale, un vero e proprio business. Ma limitare il personaggio Elon Musk alla sola costruzione di Tesla è ingeneroso, negli ultimi anni ha sempre affrontato tematiche che hanno una valenza epocale: ambiente (come già detto), spazio (con Space X) e ora la democrazia (attraverso la libertà di parola). 

Free Speech

Riguardo la libertà di parola, Antonio Gramsci racconta un episodio interessante: “Un professore d’università raccontava un’avventura capitatagli all’Hyde Park di Londra. Egli vide dei cittadini piantare una bandiera, montare su una sedia, richiamare l’attenzione dei passanti e mettersi a predicare. Ne vide così una ventina: seguaci di sette protestanti, socialisti, anarchici, teosofi. Si fermò dinanzi a un anarchico, e talmente si impressionò delle cose udite che subito si rivolse a un poliziotto lì vicino chiedendogli esterrefatto: “Ma voi cosa ci state a fare qui, perché non fate tacere costui?”. E il poliziotto flemmaticamente: “Sono qui per far tacere gli uomini come voi che vorrebbero togliere la libertà agli altri di parlare”. Un poliziotto inglese che dà una lezione di liberalismo ad un professore di università italiano.”

Eppure, è lo stesso Gramsci successivamente a porre un serio punto guida in materia: “libertà di parola non vuol dire libertà di spropositare”. Le idee che qui vengono difese dal poliziotto londinese riguardano teorie politiche e religiose filosoficamente rilevanti, che fanno leva su una lunga tradizione di pensiero, nulla a che fare con le teorie complottiste e negazioniste che Twitter era stato in grado di limitare. 

Geopolitica del Digitale

Ma ecco che sull’argomento si apre anche una prospettiva internazionale. Come ricorda l’editoriale di Le Monde, l’Unione Europea ha dato vita ad una seria regolamentazione per quanto riguarda internet ed in particolare il potere dei social network. Nel marzo del 2022 è stato adottato il Digital Markets Act che regolamenta la concorrenza, mentre da qualche giorno è stato approvato il Digital Services Act, il cui obiettivo è istaurare maggiore sicurezza su internet obbligando i social ad avere maggiori responsabilità sui contenuti che pubblicano. 

Il principio alla base della regolamentazione europea è semplice: tutto ciò che è vietato nella vita reale deve essere vietato su internet, sia che si tratti di incitamento all’odio che di fake news. 

Un elemento fondamentale alla base di questa regolamentazione è la dimensione europea all’interno della quale è stata adottata. Troppo spesso i singoli stati sono rimasti impotenti dinanzi alla predominanza delle grandi aziende dei social network. Assumere quindi una prospettiva unitaria che vede la partecipazione di tutti i 27 stati dell’Unione permette di difendere gli interessi dei cittadini di ogni singolo stato, soprattutto attraverso la minaccia di sanzioni.

In effetti, bisogna ben riflettere non solo sul valore economico ma anche su quello sociale che i social network possono assumere. Ormai il legame con la democrazia è sempre più esplicito e non solo per le esternazioni di Musk. Sempre seguendo il ragionamento esposto nell’editoriale di Le Monde, favorendo contenuti polarizzanti, gli algoritmi provocano le divisioni sociali accentuandole e viziando il gioco democratico. 

Egemonia Europea

Ecco perché l’approccio libertario di Musk può costituire un fermento di caos, tutti i passati sforzi di moderazione di Twitter rischiano di essere spazzati via da una gestione che sfrutta algoritmi in grado di amplificare i messaggi di odio e le fake news. 

L’avanguardismo delle istituzioni europee ha generato forti reazioni anche negli Stati Uniti. L’ex presidente statunitense Obama e l’ex segretario di Stato Clinton hanno invitato il Congresso ad uniformarsi all’attività europea, in modo da rafforzare la democrazia.

(Michael de Adder/The Washington Post)

Lo stesso Washington Post ha invitato i legislatori americani ad agire, pur riconoscendo nella legislazione europea degli aspetti incompatibili con la costituzione americana. 

Con il suo attivismo l’Unione Europea è stata comunque in grado di imporre degli standard globali sul tema, si tratta di uno smacco all’egemonia statunitense soprattutto perché le società digitali americane vengono in questo modo lasciate alla regolamentazione straniera.

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