Israele vuole il cambio di regime in Iran. Washington rischia un’altra guerra senza fine in Medio Oriente
Gerusalemme vuole il cambio di regime a Teheran. Dopo aver assestato duri colpi alla rete di clientes filo-iraniani che costituiscono – costituivano? – l’Asse della Resistenza, ora Israele vuole la testa del loro protettore. L’obiettivo da perseguire è rendere l’Iran inoffensivo, smantellando in primo luogo il programma nucleare e sostituire l’attuale regime degli Ayatollah con un nuovo stato possibilmente filo-occidentale, o quantomeno non ostile nei confronti di Israele. Per sferrare il colpo mortale, Netanyahu necessita della partecipazione diretta degli Stati Uniti, che cerca di trascinare nel conflitto. Il secondo obiettivo, e più pratico, è incassare finalmente una vittoria militare e strategica per scongiurare la caduta del governo israeliano, che Netanyahu abilmente rimanda di qualche mese, insieme ai suoi processi giudiziari.
Il capolavoro geopolitico dell’Ayatollah Khomeini, che costruì le fondamenta ideologiche dell’espansione imperiale persiana intestandosi la causa filopalestinese e panislamica e proclamando guerra al piccolo e grande satana (rispettivamente Israele e Stati Uniti) sembra avere le ore contate. L’attuale confronto diretto tra Israele e Iran affonda le sue radici simboliche nel riconoscersi reciprocamente quale nemico esistenziale da distruggere. Due nemici parimenti legittimanti che, riconosciutisi tali, si sono abbaiati per anni senza mordersi. Pena il venir meno della propria ragion d’essere.
L’ostilità latente è diventata manifesta nel 2023, allo scoppio della guerra tra Israele e Hamas, movimento di resistenza islamico inserito a pieno titolo nell’Asse della Resistenza di Teheran, da cui riceve finanziamenti e armi. Il 1° aprile 2024, allorquando Israele bombardò il consolato iraniano a Damasco, uccidendo sedici persone tra cui sette ufficiali del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione[1]. La risposta non si fece attendere e la notte tra il 13 e il 14 aprile Teheran lanciò l’Operazione True Promise. Per la prima volta, l’Iran attaccò frontalmente Israele, senza affidarsi ai suoi proxies mediorientali. L’Iran impiegò droni Shahed-136 e Shahed-238, missili da crociera e missili balistici[2]. Nonostante il massiccio dispiegamento, i danni subiti da Israele furono minimi. Di fatti fu chiaro fin da subito che l’attacco iraniano era una dimostrazione calcolata, piuttosto che un’offensiva su larga scala[3]. Due giorni prima dell’attacco, funzionari iraniani informarono Arabia Saudita e altri Paesi del Golfo sugli obiettivi e sulla tempistica dell’operazione[4]. Gli avvertimenti preventivi e la prontezza difensiva consentirono a Israele di prepararsi, riducendo al minimo vittime e danni (99% dei lanci intercettati), trasformando così l’operazione in un atto di deterrenza più che un attacco a sorpresa. Il botta e risposta continuò con la ritorsione israeliana, partita il 19 aprile con obiettivo principale la distruzione dei radar e dei sistemi di difesa aerei iraniani, in particolare danneggiando un sistema antiaereo S-300 nella provincia di Isfahan[5].
L’assassinio di Ismail Haniyeh (31 luglio 2024), Capo dell’ala politica di Hamas, ma soprattutto quello di Hassan Nasrallah (27 settembre 2024), Segretario Generale di Hezbollah, finito nel mirino dell’IAF a Beirut, segnano un ulteriore giro di vite nel confronto tra Israele e Iran. L’Iran rispose con l’Operazione True Promise II, che vide l’impiego di 200 missili balistici divisi in due ondate. Per la prima volta, l’Iran impiegò missili ipersonici come il Fatah-1, più difficili da intercettare proprio a causa della loro velocità. Tuttavia, anche questa volta i missili furono preceduti da un avvertimento di poche ore attraverso canali diplomatici, segnalando l’intenzione di controllare un eventuale escalation militare[6]. Israele restituì il favore quando il 26 ottobre 2024 avvisò l’Iran dell’imminente triplo attacco aereo diretto contro il sistema di difesa iraniano; siti di produzione di armamenti; installazioni missilistiche e basi di droni[7].
È tra la fine del novembre 2024 e la primavera del 2025 che il Medio Oriente vive storiche trasformazioni. Il risultato principale è un nuovo assetto geopolitico. Innanzitutto, la recente equazione mediorientale segnala un Iran profondamente indebolito e isolato, che ha visto dissolversi il regime siriano governato dalla famiglia Asad per 53 anni, ridimensionato il potere sciita in Libano, ristretto il margine di manovra a Gaza. L’Iran accusa la decapitazione della catena di comando di Hezbollah e Hamas e il benvenuto di un nuovo Rais in Siria, legittimato dagli Stati Uniti e dall’Islam sunnita e inviso alle fazioni filo-iraniane. Le catene di rifornimento dei suoi protetti libanesi sono interrotte e si scontano difficoltà rilevanti per fornire armi a Hezbollah. Il fronte filo-iraniano arretra di migliaia di chilometri e si assesta lungo il confine siro-iracheno. La Turchia, vero vincitore della partita, incassa una vittoria dopo l’altra e reclama prepotentemente profondità strategica in territorio siriano. Grande patrono e sponsor dell’autoproclamato presidente al-Shaara, Erdogan intende mettere entrambi i piedi in Siria, come testimonia la volontà di ripristinare la base aerea T4, nel governatorato di Homs[8]. Israele osserva preoccupata. All’indomani della capitolazione di Bashar al-Asad, ne approfitta per occupare interamente le alture del Golan e il fianco ovest del Monte Hermon, mentre continua la sua guerra senza fine a Gaza.
Ecco il punto di svolta. Dei numerosi fronti aperti dal governo Netanyahu, nessuno può assicurargli una vittoria militare e definitiva da vendere alla propria opinione pubblica e incassare consenso politico. Il pragmatismo di Netanyahu vede nella finestra di opportunità offerta dalla debolezza iraniana un’occasione d’oro per assicurarsi le redini dello Stato d’Israele e forse, ritardare i personali problemi con la giustizia nella speranza che nessuno, in futuro, gli chieda conto degli errori commessi a Gaza, sia prima che dopo il 7 ottobre 2023. Il momento si presenta lo scorso 11 giugno, quando la Knesset respinge una proposta di scioglimento del governo avanzata dall’opposizione con 61 voti contrari e 53 favorevoli[9]. La votazione si inserisce nel contesto delle forti tensioni politiche legate alla questione del servizio militare obbligatorio per gli ebrei ultra-ortodossi, i quali storicamente godono di esenzione dalla leva militare. Il governo Netanyahu ha evitato la crisi grazie a un accordo dell’ultimo minuto tra il Likud e i partiti ultra-ortodossi Shahs e Ebraismo della Torah Unito, garantendo così altri sei mesi di governo durante i quali un’altra mozione simile non potrà essere proposta. Per salvare Israele, è necessario allargare la guerra e rimandare il confronto politico interno.
Le prime richieste israeliane di supportare un attacco preventivo contro gli impianti nucleari iraniani per rallentare e annullare i progressi del programma di arricchimento nucleare[10] vengono declinate da Washington – mentre Trump intavolava l’ennesimo round negoziale. Ciononostante, Netanyahu ha deciso di aprire le danze in autonomia, vanificando gli sforzi diplomatici dell’amministrazione Trump e scommettendo nell’ingresso americano nel conflitto. Il parere contrario della Casa Bianca non è bastato a far desistere Netanyahu. Sintomo che Trump, e gli Stati Uniti, non riescono a farsi ascoltare dai propri alleati[11]. Pur di scongiurare un’escalation incontrollabile ed evitare di essere trascinati nell’ennesimo conflitto in Medio Oriente, Trump ha lanciato segnali evidenti al regime di Teheran che qualcosa sarebbe accaduto. Ha dato l’ordine di evacuazione di tutto il personale diplomatico ritenuto non necessario dalle ambasciate USA in Medio Oriente[12] e dato stato di preallerta massimo per le truppe americane presenti nella regione. Ciò non è stato sufficiente, e ora gli Stati Uniti sono costretti ad allineare i propri interessi a quelli di Israele[13].
Lo stesso Trump che durante il suo viaggio nella Penisola Arabica ha segnato uno strappo definitivo e storico con l’ideologica neoconservatrice, dichiarando a Riyad che gli Stati Uniti non avrebbero più dato “lezioni su come vivere”[14], si ritrova ad appoggiare il più classico degli interventi a stelle e strisce: regime change, per chi è di Casa (Bianca). Il nuovo “senso” degli Stati Uniti, che non insegnano agli altri come stare al mondo, ma che siglano accordi bilaterali laddove conviene, in ottica squisitamente transazionale, è minacciato proprio dai suoi alleati cui intendeva delegare il controllo dei settori strategicamente meno rilevanti per potersi concentrare sulla Cina, vera potenza sfidante del primato americano. «Alla fine, i cosiddetti “costruttori di nazioni” hanno distrutto molte più nazioni di quante ne abbia costruite – e gli interventisti intervenivano in società complesse che loro stessi non capivano nemmeno[15]». C’è da chiedersi, allora, in che modo il rovesciamento del regime degli Ayatollah porterà ad un risultato diverso.
Sul piano militare, Israele ha innescato una massiccia campagna aerea per neutralizzare siti nucleari e militari iraniani, ottenendo notevoli risultati specialmente contro il sito nucleare di Natanz e Isfahan[16]. Le perdite ammontano a circa 240 morti, soprattutto civili. Israele, inoltre, è riuscito a decapitare la catena di comando dei Pasdaran e a colpire dieci tra i più autorevoli scienziati impiegati nel programma nucleare[17], attraverso assassinii mirati nella capitale mediante droni kamikaze. Gerusalemme ha dimostrato significative capacità di infiltrazione di propri agenti del Mossad in territorio nemico, che muovendosi dall’interno hanno diretto i primi attacchi, disabilitando il funzionamento di batterie del sistema antiaereo ed attivando droni direttamente in loco. Teheran ha reagito dispiegando posti di blocco nella capitale controllati dal Basij (forza paramilitare volontaria) e dando una vera e propria caccia ai presunti agenti israeliani e loro collaboratori, arrestando decine di cellule sospette[18].
Nonostante il duro colpo subito dai bombardamenti israeliani, l’Iran ha risposto prontamente, lanciando oltre 400 missili e droni, compresi gli avanzati Haj Qassem e Fatah-1. I principali bersagli dei missili iraniani sono stati le città di Tel Aviv e Haifa. Sebbene il conteggio dei morti israeliane sia nettamente inferiore rispetto a quelli provocati, con cifre che non superano attualmente i 25 morti confermati, i missili iraniani hanno riscosso un discreto successo colpendo importanti obiettivi, come la raffineria e il porto di Haifa e il centro logistico dell’intelligence militare israeliana vicino Tel Aviv. Israele sta lavorando per alimentare un clima di tensione e instabilità per innescare una ribellione contro la struttura di potere religiosa di Teheran. L’Iran piccona l’aura di inviolabilità israeliana. Nonostante la maggior parte dei missili iraniani sia stata intercettata dai sistemi di difesa stratificati impiegati da Israele, essi stanno dimostrando una capacità di penetrazione maggiore rispetto ai precedenti attacchi del 2024. L’Iran ha capito che, se sovraccaricati, tali sistemi possono essere messi in difficoltà. Le ragioni sono tecniche. Tutti i sistemi di difesa hanno tempi di ricarica dei propri lanciatori. La quantità e la qualità dei missili impiegati da Teheran è maggiore rispetto alle operazioni True Promise I e II (Fatah-1 raggiunge la velocità di Mach15). Spesso il lancio di missili balistici è preceduto da un’ondata di droni che forza l’attivazione delle difese israeliane, esautorandole. Il risultato è che il tasso di intercettazioni, in caso di attacco massiccio e prolungato, si riduce notevolmente.
Il punto non è soltanto l’entità dei danni materiali ad edifici e infrastrutture, ma è il venir meno dell’immagine dello Stato di Israele come rifugio sicuro per il popolo ebraico. Per la sua difesa, Israele è completamente dipendente dal Pentagono, che fornisce armi, munizioni e aerei. Inoltre, al sesto giorno di conflitto, Israele lamenta una grave carenza di missili intercettori Arrow, le cui scorte potrebbero terminare nel giro di 10-12 giorni massimo. Inoltre, il costo operativo della difesa missilistica è stimato attorno ai 285 milioni di dollari a notte[19], cifre impattanti sulla tenuta economica del piccolo Stato. Israele domina[20] i cieli di Teheran e può volare indisturbata nello spazio aereo di Siria, Giordania e Iraq. Ma l’Iran conserva il diritto di replica grazie all’arsenale missilistico più grande del Medio Oriente, costituendo una minaccia concreta per la sicurezza della popolazione di Tel Aviv e riducendo il margine di errore per le decisioni tattico-militari[21].
Poche ore dopo aver ribaltato l’ennesimo tavolo negoziale tra Stati Uniti e Iran – che pure non stava portando i risultati attesi – Netanyahu afferma chiaro il suo obiettivo: la testa del sistema di potere islamico costruito da Khomeini dal 1979. Il Premier israeliano si rivolge direttamente alla popolazione iraniana, chiedendo di rovesciare il regime[22] e soffia sui sentimenti indipendentisti e separatisti assopiti ma mai del tutto dimenticati. Netanyahu agisce su due direzioni. Innanzitutto, favorendo un contesto di instabilità politica e sociale adatto al risorgere dei separatismi di varia matrice. All’indomani dell’inizio delle ostilità, Il gruppo ribelle curdo-iraniano PAK ha espresso il proprio sostegno agli attacchi israeliani e ha lanciato un appello per approfittare dell’indebolimento del regime, promuovendo una sollevazione popolare in tutto il Kurdistan iraniano[23]. Il gruppo ha dichiarato la propria disponibilità a collaborare con l’intelligence israeliana per colpire e combattere i Pasdaran nelle aree curde[24]. Nel Balochistan, il gruppo militante Jaysh al-Adl si è unito agli appelli per una sollevazione nazionale contro gli Ayatollah[25]. Non da ultimo, il figlio dello Shah Reza Pahlavi ha diffuso un messaggio alla nazione in cui dichiara il collasso inevitabile della Repubblica Islamica e l’avvento di un nuovo governo nazionale e democratico[26].
In secondo luogo, Netanyahu alimenta il malcontento di quella fetta di popolazione che soffre per una prolungata crisi economica causata dal regime sanzionatorio americano e dall’isolamento internazionale. Non da ultimo, insofferente verso le restrizioni sul costume e sulla morale imposte dagli Ayatollah. La campagna militare israeliana nelle ultime ore si è impegnata a demolire la credibilità e l’immagine del regime iraniano. Gli attacchi aerei hanno preso di mira la sede dell’emittente televisiva nazionale a Teheran interrompendone la diretta[27] e il centro di comando delle Forze Quds nella capitale[28]. La pressione israeliana sta esacerbando la crisi economica e il malcontento della popolazione di Teheran, dove a seguito dei bombardamenti si registrano file alle stazioni di rifornimento, agli ATM e ai negozi alimentari, seminando il panico nei residenti che non dispongono di rifugi in cui nascondersi[29]. Il regime iraniano ha adottato immediatamente delle contromisure. Dapprima ha bloccato la rete internet per poi nazionalizzarla, in modo da controllare la circolazione di informazioni destabilizzanti e limitare la capacità della popolazione di organizzare rivolte.
Netanyahu chiede a Trump di procedere con il colpo di grazia. Il leone che sferra l’ultima zampata all’Iran rivoluzionario. Il limite tecnico con cui Israele si confronta è ben rappresentato dal sito di arricchimento nucleare di Fordow. Costruito all’interno delle montagne a sud di Teheran, rappresenta il maggior ostacolo all’annientamento del programma nucleare iraniano. Le bombe bunker-buster israeliane non riescono a penetrare i 90 metri di roccia che separa la superficie dal sito nucleare. Gli Stati Uniti possiedono l’unica arma in grado di colpire così in profondità: la bomba GBU-57 A/B. Con un peso di oltre 13 tonnellate, è capace di attraversare il cemento armato e di esplodere al raggiungimento dell’obiettivo nel sottosuolo. Tale arma eccezionale è trasportabile solo da un velivolo altrettanto esclusivo: il bombardiere stealth B-2, fortezza volante fiore all’occhiello dell’aviazione a stelle e strisce.
L’amministrazione Trump sta inasprendo i toni contro il regime islamico, affermando di essere a conoscenza dell’esatta posizione della Guida Suprema Khamenei[30] e riservandosi il diritto di decidere sul da farsi[31]. Trump vuole essere certo che un coinvolgimento diretto in questa guerra sia necessario, mentre esorta l’Iran ad una resa incondizionata[32]. Nel frattempo, i movimenti evidenziano che l’America si prepara ad intervenire. La portaerei Nimitz, operativa nel Mar cinese meridionale fino alla settimana scorsa, ha superato lo Stretto di Malacca in direzione Hormuz[33]. Salirà presto a tre il numero di portaerei americane schierate in Medio Oriente[34]. Per assicurare la massima copertura di volo, il Pentagono ha ordinato lo spostamento di 30 velivoli cisterna KC-135 Stratotanker e KC- 46 Pegasus[35] dagli Stati Uniti e il dispiegamento di aerei da combattimento F-22 e F-35 II Lightning dalle basi in Europa[36].
Operativamente tutto è pronto, ma un acceso dibattito interno si consuma negli Stati Uniti. Il recente sondaggio di Economist/YouGov[37] rileva che il 60% degli americani si oppone a un intervento militare in Iran. Soprattutto, è proprio l’elettorato repubblicano della classe media che boccia con il 53% una guerra, preferendo ristabilire i negoziati sul programma nucleare. Lo scontro si trascina in Congresso[38], dove sia repubblicani che democratici sollevano dubbi circa un possibile intervento diretto, sostenendo che qualsiasi azione militare richieda l’autorizzazione da parte degli stessi. Ci sono segnali che l’indecisione aleggi anche nel movimento MAGA, dove alcuni esponenti di spicco, tra cui Steve Bannon (ex consigliere di Donald Trump durante il suo primo mandato), rigettano radicalmente l’idea di partecipare attivamente alla guerra[39].
In conclusione, Israele ha dimostrato superiorità aerea e tecnologica nel confronto diretto con Teheran. Tuttavia il vantaggio tattico non è sufficiente a sradicare il sistema di potere iraniano incentrato sull’apparato militare e religioso, né può bastare per assestare il colpo definitivo al programma nucleare. L’Iran, d’altra parte, gode di una profondità strategica impareggiabile. Con un territorio di oltre 1,5 milioni di chilometri quadrati, una demografia schiacciante e un’industria bellica relativamente autonoma rispetto a quella di Gerusalemme, l’Iran può far pagare a caro prezzo il costo di una guerra di attrito. Israele sa che non può permettersi di prolungare il conflitto per settimane, pena il dissanguamento economico e l’esaurimento degli armamenti. Scartata l’ipotesi di una resa, Netanyahu si trova davanti ad un bivio: procedere all’escalation o convincere gli Stati Uniti ad intervenire. Tra le due, la seconda è preferibile. Donald Trump sta valutando attentamente quali carte giocare, se ne ha. Sta cercando di capire se un attacco mordi e fuggi possa funzionare, sperando nella riapertura di un dialogo con Teheran all’ultimo minuto. Il timore più grande per gli Stati Uniti è finire impantanato in un’altra guerra interminabile nel Medio Oriente da cui volevano allontanarsi. La coperta è corta e il Pacifico è scoperto proprio ora che due portaerei[40] cinesi proiettano la loro potenza sul principale teatro geopolitico del XXI secolo.
Se l’Iran perde non significa necessariamente che Israele vinca. Il cambio di regime in Iran, impero dalle radici storiche profonde e collante di oltre dieci etnie, è una scommessa persa in partenza. Il Presidente della Repubblica francese Macron ammonisce[41] sull’inevitabile caos che il crollo del regime iraniano provocherebbe, sulla falsariga di ciò che gli interventi in Iraq e in Libia hanno dimostrato – mea culpa velato dell’Esagono. Lo sforzo geopolitico americano, che negli ultimi mesi ha cercato di bilanciare potenze e volontà di potenza nel Medio Oriente, sembrerebbe vanificarsi. Nel mentre Israele e Iran fanno quadrato nell’opinione pubblica rispolverando eventi storici pregni di simbolismo. Netanyahu intende ricambiare il favore di Ciro il Grande[42], che oltre 2500 anni fa liberò dalla cattività gli ebrei deportati a Babilonia. La Guida Suprema Khamenei esorta la popolazione a combattere evocando la battaglia di Khaybar[43] del 628 d.C, nella quale i musulmani guidati dal condottiero Ali sconfissero le tribù ebraiche insediate a nord di Medina, segnando il predominio dell’Islam nascente nella Penisola Arabica.
L’Iran è il fiammifero, il Medio Oriente è la polveriera. Gli interrogativi che emergono in questo contesto non trovano facili risposte. Il principale punto di domanda è se e in quale misura un cambiamento di regime in Iran favorirebbe la stabilità del Medio Oriente. Al contempo, non può essere escluso che l’attacco israeliano produca l’effetto contrario di compattare la popolazione di fronte ad un nemico che crede di liberarli imponendo la propria volontà con la forza e la paura. Se anche la Guida Suprema fosse rovesciata da un colpo di stato, chi potrebbe colmare il vuoto di potere lasciato da un sistema profondamente radicato nelle istituzioni religiose e negli apparati militari? Una prima lezione si impone con chiarezza: il possesso dell’arma nucleare rappresenta l’unico vero strumento di deterrenza a disposizione degli Stati.
[1]https://apnews.com/article/israel-syria-airstrike-iranian-embassy-edca34c52d38c8bc57281e4ebf33b240
[2]https://apnews.com/article/strait-of-hormuz-vessel-33fcffde2d867380e98c89403776a8ac
[3]https://edition.cnn.com/2024/04/14/middleeast/iran-israel-attack-drones-analysis-intl/index.html
[4]https://www.wsj.com/livecoverage/israel-iran-strikes-live-coverage/card/iran-says-it-warned-allies-72-hours-before-attack-on-israel-1m6nq0HUFYyR3OwYVBCL
[5]https://www.nytimes.com/live/2024/04/18/world/israel-iran-gaza-war-news#satellite-imagery-shows-that-a-precision-attack-damaged-an-air-defense-system-at-an-iranian-base
[6]https://www.theguardian.com/world/2024/oct/01/iran-imminent-ballistic-missile-attack-israel-us-warns
[7]https://www.axios.com/2024/10/26/israel-iran-attack-warning
[8]https://english.aawsat.com/arab-world/5128408-türkiye-intensifies-steps-establish-air-base-east-homs
[9]https://www.nytimes.com/2025/06/11/world/middleeast/israel-knesset-vote-orthodox-draft-law.html
[10]https://www.reuters.com/world/trump-waved-off-planned-israeli-strike-iranian-nuclear-sites-new-york-times-2025-04-16/
[11]https://www.limesonline.com/rubriche/fiamme-americane/usa-israele-attacco-siti-nucleari-iran-19434992/
[12]https://www.aljazeera.com/news/2025/6/12/us-evacuates-personnel-from-middle-east-in-sign-of-growing-regional-tension
[13]https://www.wsj.com/world/middle-east/how-a-once-resistant-trump-decided-to-back-israels-attacks-on-iran-4e343fac?st=qPxYXu
[14]https://www.whitehouse.gov/articles/2025/05/in-riyadh-president-trump-charts-the-course-for-a-prosperous-future-in-the-middle-east/
[15]https://www.whitehouse.gov/articles/2025/05/in-riyadh-president-trump-charts-the-course-for-a-prosperous-future-in-the-middle-east/
[16]https://www.theguardian.com/world/2025/jun/16/visualised-israel-iran-war-maps-videos-satellite-images
[17]https://time.com/7293886/iranian-generals-scientists-targets-killed-by-israeli-strikes/
[18]https://edition.cnn.com/2025/06/16/middleeast/iran-mossad-paranoia-israel-spies-intl-latam
[19]https://economictimes.indiatimes.com/news/defence/12-days-of-defence-left-israels-285-million-a-night-shield-races-against-the-clock-as-iran-unleashes-hypersonic-barrage/articleshow/121932247.cms?from=mdr
[20]https://x.com/realDonaldTrump/status/1935016454644023767/photo/1
[21]https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/medio-oriente-guerra-a-tempo-211825
[22]https://www.wsj.com/video/netanyahu-calls-on-iranian-people-to-overthrow-their-government/3FB0ED3A-7AB5-489F-82CD-1E4231E0ED2B
[23]https://www.newarab.com/analysis/how-kurdish-groups-iran-are-reacting-israels-war
[24]https://x.com/SamriBackup/status/1934577837589066186
[25]https://x.com/ThomasVLinge/status/1934243348044251516
[26]https://www.rezapahlavi.org/statements/the-end-of-the-islamic-republic-is-the-end-of-its-46-year-war-with-the-iranian-nation
[27]https://www.bbc.com/news/articles/c3w46pw2xn0o
[28]https://english.alarabiya.net/News/middle-east/2025/06/16/israeli-military-says-attacked-iran-s-irgc-qods-force-hq-in-tehran
[29]https://www.theguardian.com/world/2025/jun/15/theres-a-smell-of-death-in-the-air-chaos-in-tehran-as-residents-try-to-flee-or-find-shelter
[30]https://x.com/realDonaldTrump/status/1935016557224050887/photo/1
[31]https://www.cbsnews.com/news/iran-israel-war-us-trump-nuclear-sites-risk-all-out-war/
[32]https://www.reuters.com/business/aerospace-defense/trump-urges-tehran-evacuation-iran-israel-conflict-enters-fifth-day-2025-06-17/
[33]https://news.usni.org/2025/06/16/aircraft-carrier-uss-nimitz-sailing-west-through-strait-of-malacca
[34]https://news.usni.org/2025/06/18/middle-east-aircraft-carrier-commitment-keeps-pressure-on-u-s-fleet-deployment-data-shows
[35]https://news.usni.org/2025/06/16/aircraft-carrier-uss-nimitz-sailing-west-through-strait-of-malacca
[36]https://theaviationist.com/2025/06/17/usaf-mobilizes-f-22s-f-35s-middle-east/
[37]https://today.yougov.com/politics/articles/52380-donald-trump-approval-israel-iran-ice-immigration-protests-vaccines-robert-f-kennedy-jr-june-13-16-2025-economistyougov-poll
[38]https://www.axios.com/2025/06/18/trump-iran-congress-war-powers
[39]https://apnews.com/article/trump-iran-maga-tucker-carlson-charlie-kirk-409c839e4eadf2a39a1b957213379b08
[40]https://apnews.com/article/japan-china-aircraft-carriers-pacific-military-explainer-9ff9ec57e0721dbcf11f88939a1f3fa8
[41]https://www.lefigaro.fr/international/emmanuel-macron-estime-qu-un-changement-de-regime-en-iran-par-la-guerre-entrainera-le-chaos-20250617
[42]https://www.timesofisrael.com/liveblog_entry/netanyahu-after-conflict-with-iran-were-going-to-see-a-different-middle-east/