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Quale futuro per l’Afghanistan?

La crisi afghana viene “superata” da quella in Ucraina

Delegazioni diplomatiche di Russia e Stati Uniti si sono incontrate lo scorso trenta marzo nella regione cinese di Anhui, si tratta di due consessi internazionali incentrati sulla situazione afghana ma che, come è facile immaginare, non possono non aver riguardato in qualche modo anche la situazione in Ucraina. 

Extended Troika

Il primo incontro ha visto la partecipazione, nell’ambito della cosiddetta “Extended Troika”, del rappresentante speciale degli USA per l’Afghanistan Tom West, il quale si è confrontato con i suoi omologhi di Cina, Russia e Pakistan. Quindi, ha precisato un portavoce del dipartimento di Stato statunitense, questo incontro non ha visto la partecipazione né di Lavrov né del ministro degli esteri cinese Wang Yi. Nonostante l’argomento principale della Troika fosse proprio l’Afghanistan all’incontro non ha partecipato alcun esponente di questo paese. 

In questo caso, la Cina ha accuratamente evitato di menzionare le violazioni dei diritti umani perpetrate dai talebani. In effetti, Pechino coltiva storicamente floridi interessi nella regione, i legami politici ed economici riguardano: l’avvio di lavori nel settore minerario e il possibile ruolo chiave dell’Afghanistan nella “Belt and Road” cinese. Proprio da questo punto di vista, nella seconda metà di marzo, si è svolto a Kabul un incontro chiave tra Wang Yi e il ministro degli esteri afghano Amir Khan Muttaqi. Bisogna sottolineare come la Cina, in linea con tutta la comunità internazionale, non abbia mai riconosciuto l’Emirato Islamico a guida talebana pur astenendosi dal criticarlo, come in questo caso. 

I rapporti tra Pechino e i talebani sono precedenti anche alla definitiva presa del potere di questi ultimi. Il 28 luglio 2021 vi era stato un incontro in Cina proprio tra Wang e una delegazione talebana al termine del quale il ministro cinese ha definito i talebani “una forza fondamentale: importante per la pace e la ricostruzione dell’Afghanistan”. Inoltre, in quell’occasione i cinesi si sono assicurati il supporto talebano nella repressione della minoranza Uigura. 

La Crisi Afghana

L’Afghanistan soffre di una crisi economico-umanitaria aggravata ulteriormente dalle sanzioni e dal taglio degli aiuti finanziari avvenuti dopo la presa del potere da parte dei talebani. A peggiorare ulteriormente la situazione afghana è stata la concomitanza tra l’incontro della Troika Allargata e il mancato mantenimento delle promesse sul rispetto dei diritti umani fatte dai talebani. In effetti, è notizia recente la chiusura delle scuole superiori femminili in Afghanistan, decisione che conferma il mancato rispetto dei diritti delle donne nel paese, oltre che ledere pesantemente lo stesso diritto allo studio, elemento essenziale per raggiungere l’indipendenza economica e sociale. 

[Zohra Bensemra/Reuters]

Dopo la chiusura delle scuole numerosi diplomatici americani hanno deciso di annullare i loro incontri con rappresentanti afghani a Doha, inoltre, la Banca Mondiale ha deciso di sospendere quattro progetti a favore dell’Afghanistan per un valore di 600 milioni di dollari. 

I donatori internazionali, i diplomatici e le stesse organizzazioni umanitarie sono pesantemente coinvolti nella crisi umanitaria ucraina che, inevitabilmente, ha ridimensionato l’impegno in Afghanistan. Infine, gli Stati Uniti hanno visto questa palese violazione dei diritti umani come “un potenziale punto di svolta nel nostro impegno con i militanti afghani”.  

Sulla crisi afghana bisogna ricordare come le Nazioni Unite abbiano lanciato il più grande appello umanitario nella storia volto ad un singolo paese. Ciononostante, questo appello è ad oggi finanziato solo per il 13%, ciò ha delle conseguenze più che mai reali: circa 23 milioni di afghani soffrono di fame acuta, il 95% di loro non mangia abbastanza e 10 milioni di bambini lottano strenuamente per sopravvivere. 

Lavrov e Wang

Il secondo incontro si è svolto tra lo stesso Wang, Lavrov e i ministri degli esteri degli stati vicini geograficamente all’Afghanistan: Pakistan, Iran, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Hanno inoltre preso parte all’incontro regionale degli inviati diplomatici provenienti da Qatar e Indonesia. L’incontro, volto ad individuare delle prospettive future per una risoluzione della crisi afghana, ha ovviamente subito l’influenza della crisi ucraina. Si tratta infatti del primo incontro tra Wang e Lavrov dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Lo stesso ministro degli esteri russo ha voluto sottolineare come Russia e Cina abbiano discusso di cooperazione e affari globali “con voce unita”, un appello all’unità sino-russa che si allinea anche con eventi precedenti, come il documento congiunto. Più volte si è sottolineata la volontà di Mosca nel rinsaldare i legami con i cinesi, soprattutto in questo momento di crisi internazionale, Pechino può effettivamente rappresentare un naturale sbocco di supporto per l’economia russa danneggiata dalle sanzioni. Da parte sua, Wang ha dichiarato che effettivamente le relazioni dei due paesi sono state in grado di “resistere alle turbolenze internazionali e svilupparsi in maniera resiliente”. 

Wang e Lavrov

Crisi nella Crisi

I due incontri concomitanti hanno avuto la capacità di sottolineare due situazioni importanti. 

La prima riguarda la crisi afghana, essa sta subendo pesantemente l’attenzione internazionale sull’Ucraina, gran parte delle donazioni si sono spostate e addirittura dei consessi internazionali hanno visto un cambiamento del “topic” nella prassi. Non è necessario sottolineare come le due crisi ricoprano ruoli diversi nello scacchiere storico e internazionale, una guerra in Europa è storicamente in grado di catalizzare l’attenzione internazionale. Ciononostante, l’ONU e la Gran Bretagna (che ha promesso 286 milioni di sterline per cibo e aiuti agli afghani), dimostrano come le crisi dal punto di vista umanitario siano completamente equiparabili, come è giusto che sia. 

La seconda considerazione riguarda invece i rapporti sino-russi. La Cina continua a non schierarsi apertamente, così come con l’Afghanistan (quando non critica apertamente i talebani pur non riconoscendone formalmente l’emirato). La Russia invece, prova a trovare un supporto cinese già da prima dell’invasione, se con la dichiarazione congiunta sino-russa si era dimostrata la forte influenza cinese sulla stessa, in questo caso le dichiarazioni di Lavrov continuano sulla stessa onda di forte avvicinamento. 

In tutto questo gli Stati Uniti sembrano ricoprire ancora quel ruolo fondamentale, pur essendo nei fatti esclusi ad esempio dal colloquio regionale organizzato da Pechino. Il fatto che una potenza egemone, che dovrebbe farsi garante della sicurezza internazionale, si allontani così fortemente da qualsiasi confronto con i talebani rappresenta un elemento fondamentale per le future prospettive di egemonia americana. Lo stesso mancato supporto alla crisi umanitaria afghana da parte di Washington riporta a dinamiche passate, l’ONU e la Gran Bretagna in questo caso hanno fatto prevalere il fattore umano rispetto all’interesse strategico, come poi dovrebbe essere scontato per un’organizzazione internazionale, ma non così tanto per la potenza europea. 

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