Come la BCE vuole sfidare dollaro e criptovalute
Negli scorsi giorni, il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE), dopo due anni di intensa analisi e preparazione, ha deliberato l’inizio della fase 2 sull’Euro Digitale. Il regolamento che lo istituirà sta ancora attraversando il suo lungo iter legislativo ma per il 2028 (circa) la BCE vuole farsi trovare pronta all’emissione.
COS’E’ L’EURO DIGITALE?
L’euro digitale è, prima di tutto, strumento di geopolitica. L’asso nella manica della BCE. Una rivoluzione del concetto stesso di moneta. Si tratterà di una valuta digitale emessa tramite un registro proprietario gestito dall’Eurosistema e garantita direttamente dalla Banca centrale, esattamente come i contanti. Sarà possibile detenerlo e utilizzarlo senza necessità di un conto bancario, senza connessione internet, con transizioni istantanee e gratuite e con lo stesso livello di privacy assicurato dal contante (e con un limite). Tralasciamo volutamente i potenziali (e intuibili) effetti derivanti dal rischio di disintermediazione – con la BCE che inizierà a fare una parte del mestiere fino ad ora svolto da banche e istituti di pagamento – quale sarà lo scopo ?
Garantire che gli utilizzatori continuino ad avere accesso a una forma pubblica di moneta digitale per i pagamenti, accessibile e accettata ovunque nell’area dell’euro (senza doversi affidare necessariamente a soluzioni private). Certo, ma non finisce certo qui. Nel pensiero dei suoi fautori, l’euro digitale servirà prima di tutto a sostenere l’autonomia strategica aperta dell’Unione e rafforzare il ruolo internazionale dell’euro. Ma come?
VALUTA E GEOPOLITICA
Da tempo le valute sono diventate veicoli di potere. All’Università si studia che la moneta serve a consentire il trasferimento di potere d’acquisto nel tempo o tra soggetti diversi. Il suo valore era inizialmente ancorato a beni materiali (in primis, l’oro) ma, progressivamente, esso è stato determinato dalla fiducia. Fiducia nella banca centrale nazionale, nello Stato. Detto meglio: uno Stato forte garantisce una moneta forte. E lo garantisce con la stabilità delle sue istituzioni; con la sua forza militare, economico, finanziaria; con la liquidità del mercato del debito. Dunque – contrariamente a quanto spesso si sente dire – non è certo il dollaro ad aver reso gli Statu Uniti il “numero uno”, quanto la forza di quello Stato ad aver consentito al dollaro di diventare valuta di riserva e degli scambi mondiali da almeno ottanta anni. Il dollaro consente agli USA un notevole vantaggio in termini di minori costi di finanziamento, minori rischi inflattivi ma – soprattutto – consente agli USA di controllare i traffici mondiali e di strozzare i commerci dei paesi ostili (anche grazie al sistema SWIFT). La moneta è cioè, da sempre, strumento di potenza.
In questo senso, l’avvento delle valute digitali centralizzate potrebbe aprire prospettive rivoluzionarie. L’euro digitale si colloca in questa nuova realtà. Un nuovo tipo di valuta che crea reti alternative di pagamento al sistema basato sul dollaro e offre la possibilità di trasferire e conservare denaro in modi completamente nuovi distinguendosi dalle soluzioni private oggi presenti sul mercato, dai bitcoin (ed altre crypto-currencies non ancorate ad una moneta di riferimento) al, ben ridimensionato, progetto “Libra/Diem” di Facebbok/Meta.
Naturalmente, anche la Cina ha intuito il potenziale della valuta digitale di Stato e non si è fatta trovare impreparata: lo yuan digitale è già in sperimentazione da tempo. Per i mandarini, le priorità sono due: ripristinare il controllo statale sui pagamenti, sfidando gli attori privati ed affermare la moneta digitale di Stato nelle transazioni commerciali con i paesi emergenti, mettendo in discussione il predominio del dollaro.
LA SFIDA DELL’EURO DIGITALE
Se da un lato, l’euro digitale sarà un’alternativa pubblica per i pagamenti digitali e contrasterà l’uso di criptovalute – “non tanto quelle che sono in circolo, piuttosto quelle che ancora non esistono”, ha sottolineato il nuovo Governatore di Bankitalia, Fabio Panetta – dall’altro, consentirebbe di strutturare un qualche tentativo di indipendenza strategica europea (dagli americani). Ce la farà? Gli ostacoli non mancano. Nonostante un mercato finanziario sviluppato ed un regime politico stabile, l’Unione resta un nano militare, non è un soggetto geopolitico e ha allegramente delegato ad altri la leadership tecnologica ed il controllo delle materie prime (con qualche ripensamento tardivo).