L’ancoraggio all’Occidente nell’odierna Germania, osservato dalla Ruhrgebiet
“Tief im Westen, wo die Sonne verstaubt, ist es besser,
viel besser als man glaubt. Tief im Westen.”
Bochum – Herbert Grönemeyer (1985)
In questa canzone del 1984, tanto coinvolgente nell’immediato quanto in fin dei conti dimenticabile, dedicata alla città tedesca di Bochum, risalta un affascinante accostamento di parole: Tief im Westen. Indifferentemente da come si scelga di tradurlo (“profondo ovest”, “estremo ovest” o “nell’ovest profondo”), l’idea che tende a suscitare è quella di una landa desolata e malinconica. Potrebbe trattarsi di una delle aree più remote della Germania, tagliata fuori dal resto del paese. La realtà non potrebbe essere più diversa rispetto a questa rappresentazione: il profondo ovest a cui si fa riferimento è la Ruhrgebiet (in italiano nota come bacino della Ruhr), tra le zone con la densità abitativa più alta in Europa. Parte dello stato federato della Renania Settentrionale Vestfalia, di per sé il più popolato del paese oltre che quello con i valori più alti quanto a prodotto interno lordo1, è caratterizzata non soltanto dai grigi esemplari di architettura brutalista che si stagliano trasversalmente sulla sua superficie (semplicemente brutti per alcuni, esempi di razionalità e funzionalità per altri), ma anche da una vitalità e da un’atmosfera in evidente contrasto con un paesaggio perlopiù anonimo. La Ruhrgebiet è sempre stata considerata strategica e di conseguenza ambita: a partire dall’ottocento le sue miniere di carbone hanno attratto emigranti da tutta Europa, ponendo le basi dell’attuale straordinaria demografia della regione; il suo potenziale produttivo imperniato sul fiume Reno è stato intuito prima dai prussiani, poi all’indomani del secondo conflitto mondiale da francesi e da sovietici (Stalin era scettico a proposito della prospettiva di spartire la Germania, poiché era consapevole che questo territorio inevitabilmente non sarebbe andato all’Unione Sovietica2, mentre la Francia voleva addirittura separare la regione dal resto della Germania) e oggi dalla Cina, che considera la città di Duisburg e il suo porto fluviale come un importante punto nevralgico nell’ambito dell’iniziativa della Nuova via della Seta3; infine, la sua capacità di reinventarsi continuamente hanno reso possibile la sua evoluzione, avvenuta a partire dalla seconda metà del novecento, da regione altamente industrializzata – e di conseguenza inquinata – a centro culturalmente variegato e attento all’ambiente, nel quale persone provenienti da ogni parte del mondo condividono serenamente gli stessi spazi, in quello che è uno dei casi di integrazione più riusciti riscontrabili in Europa. Sono aspetti questi che emergono in particolar modo in contesti accademici, dove inclusività e avanguardia culturale trovano terreno fertile: nel più grande istituto universitario dell’area, la Ruhr Universität Bochum, gli studenti sono in larga parte internazionali ed è comune per chi è iscritto a facoltà umanistiche di trovarsi a seguire dei seminari a tema gender studies, magari con focus (Schwerpunkt) sul Manifesto cyborg di Donna Haraway.
A questa premessa segue la lettura in chiave geopolitica dell’espressione Tief in Westen. Per chi si è approcciato anche solo sommariamente alla disciplina, la sua assonanza con una parola, meno affascinante ma ugualmente efficace, è immediata: Westbindung. Con questo termine non si intende altro che uno specifico impegno assunto all’indomani del secondo conflitto mondiale dalla Repubblica Federale di Germania (BRD), paese sorto dallo smembramento della Germania unificata, che dalle origini nel 1871 fino alla sua disfatta nel 1945 è stato considerato la fonte della quasi totalità dei guai avvenuti nel continente europeo nello stesso arco di tempo, prima attraverso la sua anima prussiana (il Reich Guglielmino di Bismark) e poi attraverso quella bavarese-austriaca (il nazionalsocialismo di Hitler). L’impegno era quello di legarsi inequivocabilmente alla sfera di influenza occidentale, rappresentata da uno dei due principali vincitori della guerra, gli Stati Uniti, e di rinunciare a coltivare qualsiasi forma di fascinazione verso quella che gravita attorno all’altro vincitore, l’Unione Sovietica, che invece avrebbe esercitato il proprio controllo sull’altro paese sorto dallo smembramento della Germania unificata, la Repubblica Democratica (DDR), in un’area dotata di una matrice storica e culturale che la rende molto compatibile con tale collocazione (lo Stato libero di Sassonia, corrispondente all’omonimo Stato federato odierno, nel corso del medioevo aveva sviluppato un forte carattere mitteleuropeo attraverso la dominazione dei territori da parte dell’importante casata principesca dei Wettin, culminata agli albori del diciottesimo secolo nell’unione con la Confederazione polacco-lituana4). La Ruhrgebiet è stata così inclusa saldamente in un sistema americanocentrico, con nessuna concessione né agli alleati (non è stato tenuto conto delle suddette richieste della Francia) né tantomeno all’avversario sovietico. Del resto, trovare un luogo che meglio si è adattato alla Westbindung e in particolare al modello di vita americano risulta difficile. Per comprendere meglio il senso di questa affermazione può essere utile risalire indietro nel tempo.
All’indomani del congresso di Vienna del 1815, la Prussia ha riottenuto il controllo del territorio che le era stato sottratto da Napoleone all’inizio del secolo e creato la provincia della Vestfalia, cosa che ha consentito lo spostamento del centro economico verso quell’area e di sfruttare così il suo potenziale industriale. Su questo impulso nei decenni successivi, a ridosso del 1850, è stato avviato un importante processo di industrializzazione della Ruhrgebiet, che ha portato alla costruzione delle caratteristiche miniere di carbone. Tali sviluppi sono stati a propria volta forieri della realizzazione di una complessa ed efficiente rete ferroviaria: nel 1860 è stato completato il collegamento della città di Bochum con la linea Witten/Dortmund-Oberhausen/Duisburg, al tempo appartenente alla compagnia Bergisch-Märkische Eisenbahn-Gesellschaft, mentre la prima linea tramviaria è stata messa in funzione nel 1894 per mettere in collegamento Bochum e Herne, costruita nientemeno che dai pionieri delle tramvie elettriche – la Siemens & Halske AG -, prima che due anni dopo proprio su loro impulso venisse fondata la società Bochum-Gelsenkirchener Straßenbahnen AG (BoGeStra), la quale ancora oggi gestisce questa e molte altre infrastrutture di trasporto locali. Nel corso delle due guerre mondiali e nel periodo di intermezzo tra queste, la regione per via della sua ormai pienamente consolidata capacità industriale ha funto da “arsenale del Reich” (Waffenschmiede des Reiches5), cosa che l’ha portata ad essere occupata dalla Francia tra il 1923 e il 1925, poi rasa al suolo dai bombardamenti Alleati tra il 1943 e il 1945, fino alla sua quasi totale distruzione6. Nel secondo dopoguerra la Ruhrgebiet è stata inclusa nella Zona di Occupazione Britannica e nella città di Düsseldorf è sorta l’IAR (international authority for the Ruhr), istituzione volta a mettere in condivisione tra vari paesi europei lo sfruttamento delle sue principali risorse, il carbone e l’acciaio, prima che questa venisse sostituita nel 1951 dalla più nota European Coal and Steel Community (ECSC o CECA), precorritrice dell’Unione Europea. Per tutti gli anni cinquanta del novecento, la CECA ha svolto il ruolo di stabilizzatrice delle residue tensioni tra Germania e Francia ed è stata foriera dello sviluppo industriale nel contesto del nascente mercato unico europeo, fino alla sua scadenza e non rinnovamento nel 2002 – quando l’integrazione dei paesi europei si stava consolidando attraverso altre forme e istituzioni –, dieci anni dopo la firma del Trattato di Mastricht del 1992, avvenuta in piena fine della storia7 spinta dalla dissoluzione dell’Unione sovietica, dalla riunificazione tedesca e dalla messa in pratica dei principi neoliberisti. In quell’anno, le miniere in Ruhrgebiet erano state ormai praticamente quasi tutte chiuse: la Zeche Zollverein di Essen è dal 2001 patrimonio UNESCO, oltre che un luogo in cui vengono organizzati festival di musica techno8 e altri tipi di eventi, mentre sulla facciata della sezione Press- und Hammerwerk Ost della Krupp-Gussstahlfabrik, sempre ad Essen, domina l’insegna del noto colosso svedese dell’arredamento IKEA. La Rurhgebiet si è così efficacemente reinventata e ha sviluppato una nutrita industria di servizi e del turismo, facendo leva su una narrazione legata proprio al glorioso passato legato alle miniere e al carbone. Il fatto che l’area sia uno degli epicentri dell’ancoraggio all’Occidente della Germania è fisicamente riscontrabile nella città di Colonia, formalmente non inclusa nella Ruhrgebiet ma nei fatti integrata nel suo sistema economico e di trasporto, che ospita oggi le sedi dei due principali servizi di intelligence che si occupano evitare che la Germania deragli dal percorso determinato dal suo status di democrazia protetta: il BfV – Bundesamt für Verfassungsschutz9, l’ufficio federale per la protezione della costituzione – e il MAD – Militärische Abschirmdienst10, l’intelligence militare tedesca. In particolare, il BfV per assolvere ai suoi compiti è tenuto a monitorare la potenziale pericolosità della formazione di ultradestra AfD rispetto alle prerogative dettate dalla costituzione tedesca (FDGO, Freiheitliche Demokratische Grundordnung), e di conseguenza è accusata da varie opinioni provenienti dagli ambienti antisistema di complottare per impedire che tale partito – che nelle elezioni per il Bundestag del 23 febbraio 2025 ha ottenuto il 20% delle preferenze, la maggior parte delle quali ottenute quasi nei territori dell’ex Repubblica Democratica – arrivi prima o poi a esprimere esponenti di governo. Nonostante questo, nel corso di queste elezioni proprio nella Ruhrgebiet è emersa una sporadica sacca di sostegno per AfD nell’area dell’ex Germania Ovest, che nella circoscrizione elettorale di Gelsenkirchen – città nota soprattutto per il noto club calcistico Schalke 04, ironia del caso sponsorizzato fino all’invasione dell’Ucraina dalla strategica multinazionale russa Gazprom – si è attestato come primo partito nella Zweitstimme11, registrando il 24,7%12 delle preferenze e raddoppiando rispetto al 12,8% alle precedenti elezioni per il Bundestag del 202113. In tal senso, il caso di Gelsenkirchen è l’unica eccezione in Germania Ovest insieme a Kaiserslautern, in Renania Palatinato, in cui AfD ha registrato un risultato quasi identico (25,9%), anche in questo caso raddoppiando abbondantemente i consensi rispetto al 12,4% del 2021. Sono cifre molto lontane dai risultati che AfD ha ottenuto nella circoscrizione sassone di Görlitz (46,7%, con un aumento di 14,2 punti percentuali rispetto al 32,5% del 2021), oltre che nella quasi la totalità dell’area che partendo dalle zone nei pressi delle città turinge di Jena e Erfurt attraversa in lunghezza e ampiezza quasi tutto lo stato federato della Sassonia, attorno alle città Chemnitz, Dresda e in parte Lipsia (la media di queste circoscrizioni si attesta al 43%, inclusa la stessa Görlitz, aumentando di 14,7 rispetto al 28,3% del 2021), ma restituiscono la cifra del cambiamento in termini di sensibilità politiche all’interno della società tedesca. A livello nazionale, sempre rispetto alle elezioni del 2021 il tasso di crescita di AFD si attesta al 10,4% (ovviamente il più alto, superando di ben 6 punti percentuali l’aumento del 4,4% dei vincitori di Union CDU/CSU), nell’ambito di un processo diametralmente opposto a quello del partito liberale FDP, che ha invece registrato un decremento del 7,1%. La partecipazione al voto è stata altissima14 (83% degli aventi diritto), raggiungendo percentuali molto lontane rispetto a quelle registrate in Italia nel corso delle ultime elezioni politiche del 2022. La Germania parrebbe ancora fermamente ancorata all’Occidente, anche se come spesso le capita è riuscita a scontentare in maniera trasversale: tanto i più tradizionalisti che non concepiscono come AFD sia riuscita ad ottenere un risultato così alto, quanto i sovversivi e i teorici del complotto che per inclinazione naturale non possono non soffermarsi sul 4,97% registrato dal partito dell’estrema sinistra, il Bundnis Sahra Wagenknecht (BSW), fondato da una corrente fuoriuscita da Die Linke per affermarsi come partito antisistema di sinistra, alla stregua della controparte dell’estrema destra, che se avesse raggiunto la soglia di sbarramento del 5% avrebbe potuto complicare (e non di poco) la formazione del governo di coalizione tra la vincitrice CDU e la spalla SPD. Quanto a complotti, il futuro cancelliere Merz (nato a Brilon, Renania Settentrionale Vestfalia) è oltretutto stato membro del consiglio di sorveglianza o di amministrazione di varie società legate al settore della finanza e delle assicurazioni: tra le altre figurano Deutsche Börse, Axa Konzern AG e soprattutto Blackrock Germany, cosa che rende il suo profilo quanto di più distante possibile da chi ha espresso il proprio voto in funzione di sovvertire l’establishment e i cosiddetti poteri consolidati.
Di materiale per la discordia tra vincitori e vinti nelle elezioni ce n’è abbastanza, e al concetto di Westbindung si oppone così il più classico (e controverso15) Drang nach Osten. Sarà allora interessante capire se il nuovo governo tedesco, anche se a trazione ideologica pienamente occidentale, riuscirà a ricomporre la crescente distanza tra le due anime del paese attraverso politiche pragmatiche. Dopo aver arginato l’avvento al governo di AFD, per far sì che questo sforzo non sia stato vano il “profondo ovest” della Germania dovrà trovare il modo di comunicare e riconciliarsi con il suo opposto orientale, cercando, in pieno spirito geopolitico, di comprendere le sue istanze. Lo sgomento in cui ci si rifugia per non spiegare questi fenomeni è un espediente molto utilizzato dall’opinione pubblica, ma l’esperienza degli ultimi anni sembra mostrare abbastanza chiaramente che non è una risposta efficace per arginarli o quantomeno per convivere con le conseguenze a cui danno origine. Ancora, c’è da capire come declinare il concetto di Westbindung nei circa quattro anni che la nuova amministrazione americana e il nascente governo tedesco condivideranno, quindi o adattandolo ai tempi attuali – caratterizzati non più dalla situazione del post 1945, ma dalla deriva verso un modello di mondo multipolare e delle sfere di influenza – o svuotandolo completamente di contenuto: nel primo caso si terrà conto del fatto che il modo in cui la Germania ha svolto il suo ruolo di paese di riferimento in Europa tra la riunificazione e il 2022, ossia barcamenandosi tra Stati Uniti (per difesa e filiazione ideologica) e russi e cinesi (per risorse energetiche e manodopera a buon prezzo), beneficiando nel migliore dei modi possibili dei vantaggi derivanti da tale equilibrismo, sembra con ogni evidenza incompatibile con i nuovi scenari; nel secondo caso, il rischio è che tale concetto si ridurrà gradualmente a una parola efficace ma priva di un significato chiaro, tanto da poter essere tradotta (e quindi interpretata)in svariati modi diversi, magari tutti efficaci ma mai definitivi. Come Tief im Westen.
1 https://de.statista.com/statistik/daten/studie/36889/umfrage/bruttoinlandsprodukt-nach-bundeslaendern/. Quanto a reddito pro capite figura invece al settimo posto, dopo Amburgo, Baviera, Brema, Assia, Baden-Württemberg e Berlino.
2 L. Caracciolo, «Il vincolo di Teutoburgo», Limes 6/2024, «La Germania senza qualità» pp. 25
3 https://www.adriaports.com/it/news/duisburg-cina-treno/
4 F. L. Kroll Limes “«La differenza sassone», Limes 6/2024, «La Germania senza qualità»; pp. 204-205
5 https://www.vdi-nachrichten.com/technik/technikgeschichte/die-waffenschmiede-des-deutschen-reiches
6 Nel 1943 con l’operazione Chastise, condotta dalla RAF, conosciuta anche come Dambusters Raid. In realtà, già prima dell’inizio formale della Seconda guerra mondiale, tra il 1937 e il 1939, gli strateghi britannici discutevano del “Ruhr plan”, che aveva l’obiettivo quello di attaccare le industrie e la forza lavoro concentrata nelle principali città siderurgiche tedesche. Colpendo obiettivi non militari, si pensava, sarebbe stata ridotta la capacità e la volontà bellica del nemico, così da creare le condizioni affinché potesse arrendersi piuttosto che affrontare la guerra. Alla fine, tuttavia, il piano è stato infine messo in atto su scala modesta verso la fine della battaglia di Francia. Un report più dettagliato a proposito è visitabile su https://raf.mod.uk/what-we-do/centre-for-air-and-space-power-studies/aspr/apr-vol20-iss2-1-pdf/ pp. 18-19, insieme
7 F. Fukuyama, La fine della storia e l’ultimo uomo. Milano: Rizzoli, 1992
8 https://www.parkettchannel.it/stone-techno-festival-e-un-omaggio-alla-storia-e-alla-cultura-diy-del-ruhrgebiet/
9 L. Monfregola , «Berlino, l’anticapitale», Limes 6/2024, «La Germania senza qualità» pp.190
10 Ivi.
11 https://tg24.sky.it/mondo/2025/02/16/elezioni-germania-2025-voto-come-funziona ; https://www.bundesregierung.de/breg-de/aktuelles/bundestagswahl-erst-und-zweitstimme-1947318
12 https://www.zeit.de/politik/deutschland/2025-02/bundestagswahl-2025-wahlergebnisse-wahlkreise-live
13 Ivi.
14 https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/elezioni-germania-risultati-100.html
15 Controverso perché sembra che il concetto di Drang nach Osten – sviluppato XVIII e il XIX in continuità con quello di Ostsiedlung, riferito a moti che cominciati già nel medioevo – è alla base di quello di Lebensraum, divenuto noto negli anni della propaganda nazista, ma comunque irriducibile esclusivamente a questo concetto.